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MONSTERS su Netflix: la storia vera di Lyle ed Erik Menéndez

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È uscita “Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez” sulla piattaforma streaming Netflix. La serie, prodotta da Ryan Murphy e Ian Brennan, è il secondo capitolo dell’antologia true crime iniziata con “Monster” sul serial killer Jeffrey Dahmer.

Durante i 9 episodi viene esplorata la storia vera dei fratelli Menéndez, condannati per il brutale omicidio dei genitori avvenuto nel 1989 a Beverly Hills.

Come dopo l’uscita di Dahmer, le polemiche sono alle stelle: la serie riapre un caso vecchio di 35 anni, che ha sempre diviso in due l’opinione pubblica: i due fratelli hanno ucciso i genitori per soldi o a causa degli abusi sessuali subiti negli anni da parte del padre? Vediamo la loro storia.

MONSTERS: la vera storia di Lyle ed Erik Menéndez

È la sera del 20 agosto 1989 quando i fratelli Lyle ed Erik Menéndez (21 e 19 anni), irrompono a casa dei genitori nella loro villa a Beverly Hills e li uccidono a colpi di fucile: i due, presumibilmente addormentati, non hanno neanche il tempo di reagire. Josè viene colpito 6 volte, Kitty 10 (il colpo mortale le viene inferto da Lyle in un secondo momento, dopo che il ragazzo esce di casa per ricaricare il fucile). Dopo la carneficina i due fratelli, per costruirsi un alibi, decidono di andare al cinema a vedere Batman (di Tim Burton), restando poi al festival “Taste of L.A.”; tornati a casa Lyle chiama la polizia, che arriva poco dopo.

Inizialmente gli investigatori pensano ad un “lavoro” fatto dalla mafia, data la storia di rivalsa del padre, che da zero è diventato CEO della casa discografica RCA (forse in modo non del tutto pulito). I due ragazzi vengono perciò esclusi dalle indagini: in pochi mesi, avendo accesso al patrimonio di famiglia, spendono oltre 700.000 dollari in auto, rolex, soggiorni in hotel di lusso e allenatori privati di tennis.

La polizia, accortasi delle spese folli dei fratelli, inizia a considerarli i principali sospettati: nel tentativo di ottenere una confessione da Erik, fa indossare al suo amico Craig Cignarelli una microspia durante un pranzo in un locale sulla spiaggia. Il tentativo non da però i risultati sperati in quanto Erik, alla domanda dell’amico sull’uccisione dei genitori, nega ogni suo coinvolgimento.

Successivamente, durante un colloquio con il suo psicologo Jerome Oziel, confessa gli omicidi e viene definitivamente arrestato l’8 marzo 1990; il fratello si consegna spontaneamente 3 giorni dopo, in seguito al rientro da un torneo di tennis in Israele.

La confessione allo psicologo fu ritenuta valida perché, violando il segreto medico/paziente, Oziel aveva raccontato tutto alla sua amante Judalon Smyth: lei, dopo essere stata scaricata in malo modo, decide per vendetta di recarsi alla polizia per raccontare tutto l’accaduto.

I due fratelli vengono difesi dall’avvocato Leslie Abramson e durante il processo emergono inquietanti fatti accaduti nel lato oscuro di una famiglia apparentemente perfetta: Lyle ed Erik hanno ucciso i genitori per difendersi dalle minacce del padre Josè, che apparentemente abusava sessualmente di loro dall’età di 6 e 8 anni (Leslie portò anche, come prova, alcune fotografie scattate dal padre ai genitali dei figli quando erano piccoli). L’accusa invece sostiene che i due avevano commesso il delitto per ereditare il patrimonio del padre multimilionario.

I due fratelli vengono processati separatamente, con giurie diverse. Dopo alcuni anni però entrambe le giurie si arenano, con conseguente nullità del processo.

Durante il secondo processo vengono invece giudicati insieme, da un’unica giuria che li dichiara colpevoli: entrambi i fratelli sono condannati all’ergastolo senza possibilità di liberazione condizionale.

Lyle ed Erik sono detenuti in prigioni diverse, come detenuti di massima sicurezza. Il 4 aprile 2018 si rincontrano dopo quasi 22 anni dall’inizio della carcerazione.

Nel maggio 2023 il caso viene riaperto, dopo la richiesta di una nuova udienza da parte dei due fratelli: la richiesta avviene dopo la scoperta di nuove prove di abusi sessuali del padre anche nei confronti di Roy Rossellò , quando quest’ultimo era un ragazzino. Roy dichiara di essere stato drogato e violentato da Josè Menéndez all’età di 14 anni, quando era in visita alla loro casa nel New Jersey.

MONSTERS su Netflix: il vero punto di forza della serie è il cast

Al di là della trama, gli attori sono il punto di forza della serie Netflix “Monsters”: Kooper Coch e Nicholas Chavez interpretano i due fratelli, Javier Bardem interpreta il capo famiglia Josè Menèndez e Chloë Sevigny la madre Kitty.

Kooper Coch e Nicholas Chaver sono le due rivelazioni della serie, i due attori sono al loro primo vero e proprio scontro con la fama.

Chi è Kooper Coch?

Kooper nasce il 16 luglio 1996 a Los Angeles, ha due fratelli che come lui lavorano nello spettacolo. È figlio d’arte, infatti la sua famiglia è da ben tre generazioni nell’industria cinematografica: suo padre lavora nel settore degli effetti speciali, il nonno è produttore e il bisnonno regista.

Debutta nel cinema all’età di 11 anni al fianco di Anthony Hopkins, nel film “Il caso Thomas Crawford”, più recentemente l’abbiamo visto nei film horror “They/Them” e “Swallowed”, entrambi usciti nel 2022.

Interpreta il ruolo di Erik Menéndez, riuscendo a catturare l’introversione e la sofferenza del suo personaggio, il fratello minore molestato dal padre, con un carattere sensibile e tormentato.

Chi è Nicholas Chavez?

Nicholas Chavez nasce il 6 settembre 1999 a Houston. È da sempre appassionato di sport all’aria aperta tra cui snowboarding, hiking e football, che però mette da parte per dedicarsi alla recitazione.

Inizia a frequentare la Mason Gross School of the Arts di Rutgers in New Jersey, che abbandona però due anni dopo: la svolta avviene nel 2021 con la famosa soap opera General Hospital (dove interpreta Spencer Cassadine).

Si dedica principalmente a serie horror/drammatiche, come dimostra il suo recente ingresso in un’altra serie di Murphy: “Grotesquerie”.

Interpreta Lyle Menéndez, fratello maggiore disturbato e megalomane, con il trauma della calvizie: porta un parrucchino che cerca di tenere in buono stato anche in carcere e che gli è stato imposto dal padre.

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