È finalmente arrivato su Netflix l’attesissimo debutto della serie ACAB, ispirata al romanzo di Carlo Bonini, già noto per aver dato vita all’omonimo film del 2012, diretto da Stefano Sollima. Questo nuovo capitolo della saga non solo eredita l’intensità narrativa del film, ma porta sul piccolo schermo un racconto ancora più profondo e sfaccettato. La domanda è: “All cops are bastards? Lo sono ancora?”
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Dal film alla serie: le principali differenze
Il film di Sollima, accolto da polemiche e discussioni, fu il primo capitolo della “Trilogia della Roma Criminale”, seguito da Suburra e Adagio. Oggi, Sollima torna nel ruolo di produttore esecutivo della serie, affidando la regia a Michele Alhaique (Senza nessuna pietà, Non uccidere). L’unico attore a riprendere il suo ruolo è Marco Giallini, che torna a interpretare Mazinga, affiancato da un cast rinnovato che promette di esplorare nuovi lati dell’universo di ACAB.
La serie approfondisce le vite private e i conflitti interiori dei protagonisti, con una narrazione dilatata che consente di esplorare temi come la violenza, il senso del dovere e l’equilibrio tra vita professionale e personale.
ACAB su Netflix: la trama
Dal 15 gennaio 2025, ACAB è disponibile su Netflix con 6 episodi pubblicati in contemporanea. La durata varia progressivamente: il primo episodio è di circa 42 minuti, mentre il finale di stagione raggiunge i 61 minuti. Questo format permette alla trama di svilupparsi in modo organico, dando spazio ai personaggi e alle loro storie.
La serie si apre in Val di Susa, Piemonte, durante uno scontro tra manifestanti No TAV e il Reparto Mobile della Polizia di Roma. La narrazione segue il gruppo di celerini, con un focus particolare sui loro conflitti interiori e sulla violenza, sia fisica che emotiva.
Ecco i protagonisti principali:
- Ivano Valenti, detto Mazinga (Marco Giallini): Veterano del Reparto Mobile, legato a metodi tradizionali e violenti. Un uomo cinico e disilluso che inizia a mettere in discussione i sacrifici di una vita dedicata alla divisa.
- Michele Nobili (Adriano Giannini): Poliziotto idealista trasferitosi a Roma per stare vicino alla famiglia. Convinto di poter cambiare le cose, si scontra con una realtà che mette a dura prova i suoi ideali.
- Marta Sarri (Valentina Bellè): Una delle poche donne del Reparto Mobile. Madre single che lotta per bilanciare il lavoro con la tutela della figlia, minacciata dall’ex compagno violento.
- Salvatore Lovato (Pierluigi Gigante): Ex combattente in Kurdistan, vive in caserma ed è ossessionato dalla forma fisica. Le sue difficoltà sociali si riflettono in una relazione a distanza mai concretizzata.
- Pietro Fura (Fabrizio Nardi): Caposquadra, amico fraterno di Mazinga. Le sue scelte violente in servizio riflettono un profondo disagio personale, amplificato dai problemi coniugali.
- Anna Fura (Donatella Finocchiaro): Moglie di Pietro, esasperata dalla vita violenta e maschilista del marito. La sua posizione critica aggiunge ulteriore complessità al racconto.
La violenza in ACAB: un doppio binario
Uno degli aspetti più interessanti della serie è l’esplorazione della violenza su due livelli. Da un lato, quella fisica, rappresentata nei violenti scontri tra la Polizia e i manifestanti. Dall’altro, una violenza emotiva e psicologica, che si insinua nelle vite dei protagonisti, condizionando relazioni e decisioni.
Il regista Michele Alhaique spiega: «Il lavoro del celerino è per sua natura esposto a situazioni traumatiche. La serie racconta come questi conflitti, interni ed esterni, influenzino le azioni dei personaggi con la divisa addosso». La tensione è palpabile: i protagonisti non solo affrontano le sfide del loro lavoro, ma anche i problemi personali che minano le loro certezze.